Un trattamento che sembra avere una reale efficacia nella riduzione o nella scomparsa dell'acufene è la "Tinnitus Retraining Therapy", ipotizzata dal Prof. Jastreboff nel 1988 e che si basa sul modello neurofisiologico. Lo scopo della terapia è quello di sopprimere, o almeno attenuare, la connessione tra il sistema uditivo, il sistema limbico e quello nervoso autonomo, così da ridurre l’entità soggettiva dell’acufene percepito, fino alla totale scomparsa in un gran numero di casi. I dati parlano dell'80% di guarigioni.
Anche se questo rivoluzionario trattamento ha ormai soppiantato le tradizionali terapie farmacologiche, nei casi in cui è possibile riscontrare una patologia organica, l'applicazione di un corretto protocollo farmacologico può dare dei buoni risultati. Da ciò deriva l'importanza di un approccio diagnostico approfondito, anche e soprattutto per l'esclusione di gravi patologie che possono essere alla base dell'acufene, cosa quasi sempre realizzabile con le attuali metodiche strumentali e radiologiche.
La “T.R.T.” è stata proposta dal prof. Pawel J. Jastreboff nel 1988 nel “Tinnitus and Hyperacusis Center” dell’Università del Maryland.
Questo approccio terapeutico si basa sul “Modello Neurofisiologico” degli acufeni che parte da due principi fondamentali. Il primo si riferisce all’alto grado di plastictà del cervello: il nostro sistema nervoso adatta le proprie caratteristiche in relazione agli stimoli ambientali; il secondo principio fa riferimento alla capacità che il cervello ha di selezionare gli innumerevoli stimoli in relazione alle caratteristiche fisiche, al contesto ed alla motivazione: consciamente ci rendiamo conto solo di una piccola percentuale di stimoli e solo se questi sono importanti per noi. Per esempio, non ci rendiamo conto del rumore del frigorifero, anche se si accende e si spegne continuamente; molte persone vivono vicino ad una strada trafficata, o ad un aeroporto, ma non si accorgono del rumore delle macchine o dell’aereo che passa sulle loro case.
Questo processo si chiama «abitudine». Perchè avvenga l’abitudine, è necessario che il suono non abbia un'associazione negativa. L’approccio terapeutico a cui facciamo riferimento si propone di modificare la connessione tra il sistema uditivo ed altri sistemi localizzati nel cervello, come il sistema limbico e quello autonomo, interferendo con l’attività neuronale correlata all’acufene.
Vi sono due differenti tipi di “abitudine” all’acufene:
ABITUDINE DI REAZIONE
Separazione della percezione dell’acufene dalla reazione negativa del cervello e del corpo.
ABITUDINE DI PERCEZIONE
Blocco dell’attività neuronale correlata all’acufene prima che raggiunga il livello di coscienza.
La “Tinnitus Retraining Therapy” (TRT) si propone di indurre entrambi i tipi di abitudine.
Una volta che si è instaurata l’abitudine di reazione, i pazienti non provano più fastidio, anche se il loro acufene ha la stessa intensità e la stessa frequenza che aveva prima del trattamento.
Nel momento in cui s’instaura l’abitudine di percezione, la percentuale di tempo in cui il paziente si accorge dell’acufene diminuisce enormemente, riducendosi fino al 10%.
Il protocollo della TRT è costituito da due elementi:
- Il “COUNSELING”: consiste in lezioni istruttive sul funzionamento dell’apparato uditivo e sulla percezione dei suoni. E’ fondamentale perché mira a modificare il modo di pensare del paziente riguardo all’acufene. Convinzioni negative molto forti sul significato dell’acufene innescano un meccanismo che porta all’associazione di forti emozioni negative; questa è la causa dell’angoscia dell’acufene, ed anche il motivo principale che impedisce l’abitudine.
- La “SOUND-THERAPY”: consiste nel somministrare al paziente uno sfondo uditivo. Questo può essere ottenuto con l’introduzione di suoni a bassa intensità, se necessario amplificato da una protesi acustica, o con l’introduzione di generatori di suono (sound-generators). I sound-generators emettono un stimolo acustico ad ampia banda di frequenza che, crea uno stabile rumore di fondo che induce una diminuzione del contrasto tra l’attività del sistema uditivo e quella dell’acufene.
Con la diminuzione di questo contrasto comincia il processo di abitudine. Questi dispositivi vengono applicati nella conca del padiglione auricolare, nell’elice o dietro l’orecchio. Le loro caratteristiche ergonomiche consentono un uso frequente per periodi anche lunghi, senza arrecare danno o fastidio al paziente.Tecnicamente emettono un rumore a larga banda e possono raggiungere diverse intensità sonore e, per avere un impatto terapeutico, devono essere utilizzati per un periodo di circa nove mesi.
Il tempo previsto per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici risente dell’influenza di fattori specifici che dipendono tra l’altro dalle caratteristiche psicologiche del paziente e da fattori ambientali, per cui non è possibile ipotizzare con una grossa precisione la durata del percorso terapeutico. In ogni caso l’esperienza clinica e gli studi effettuati riportano dei tempi medi che oscillano nell’intervallo 12-18 mesi.